A Natale siamo tutti più buoni? Nient'affatto. Anzi, a ben rifletterci siamo tutti più scontrosi, irritabili, distanti. E ciò accade non solo perché subiamo il burnout da acquisti, ma anche perché il più delle volte ospitare a cena certi antichi e generalmente distanti parenti, ricevere un messaggio di auguri inatteso da persone del passato, o non riceverne affatto, si rivela ogni anno una terribile tortura. Come se non bastasse l'armonia familiare della festa rischia di essere messa duramente alla prova dal proprio atteggiamento, e non vogliamo mica essere noi il guastafeste dell'anno con i suoi bronci e le sue paturnie, vero? E così deglutiamo, e tiriamo avanti, un altro anno. Non umiliamoci pensando di essere le uniche pecore nere, ciascuno custodisce il suo inferno, questa è la natura umana. E se invece di continuare a portare avanti la menzogna della bontà-uber-alles, almeno quest'anno, per queste feste, ci concedessimo la possibilità di riconoscere, perlomeno nella propria intimità, il diritto a nutrire sentimenti avversi o perché no, riconoscere in noi pensieri ed emozioni negative? So che non è facile perché ci è stato insegnato cosa è giusto pensare, dire, provare, e ci dimentichiamo della nostra componente oscura, quella composta dai sentimenti perversi, inaccettabili, malvagi, che, udite udite, fanno parte del repertorio di ciascuno di noi, persino del più candido. Non odiamoci per le nostre ombre, ma rispettiamoci per la nostra complicatezza.
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Danilo RizziPsicoterapeuta, scrittore Archivi
June 2022
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