Per i culti misterici della Grecia antica Eros era il dio primigenio, da lui tutto nasceva. Scorrono i millenni e questo assioma continua a sopravvivere sotto diverse forme. Si celebra oggi la festa degli innamorati e tramite loro si anima l'intera società: i romantici preparano una cena da sogno, i passionali si scambiano impazienti i loro baci, gli ispirati compongono poesie, gli anziani si abbracciano teneramente, i delusi piangono, i timidi si danno tormento. Tutti inebriati dal dio amore. Le conseguenze di questo sentimento sulle vicende umane sono talmente variegate che se dovessimo comprenderne la natura solo osservandone gli effetti sulla specie umana ne usciremmo terribilmente confusi. Qual è dunque la sua natura? Personalmente ritengo che la più azzeccata concezione di esso sia quella mitologica, secondo cui Eros è figlio di Mancanza e di Pienezza, Penia e Poros. Il mito suggerisce che Amore nasca dalla tensione che si crea tra due fattori antitetici, elementi di segno opposto e diverso potenziale. Amore quindi incarna il principio di compensazione che tende ad appianare gli eccessi e bilanciare gli opposti, riempie dunque la Mancanza e alleggerisce la Pienezza. Ecco che l'innamoramento diviene per gli uomini una difficile e complicata sfida: esso ci spinge sempre a confrontarci con il nostro contrario, trovare un nuovo equilibrio, fino al raggiungimento di una completezza. Ciò è motivo del variegato e imprevedibile affresco delle relazioni interpersonali.
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Danilo RizziPsicoterapeuta, scrittore Archivi
June 2022
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