Il potere della psicoterapia è nella parola. Cosa vi sia di terapeutico in esso è un argomento che 1500 caratteri non possono soddisfare esaurientemente. Già in Genesi (2, 19-20) Adamo viene incaricato di dare un nome alle creature; questo passo viene tradizionalmente interpretato come la legittimazione del dominio dell'uomo sulle altre specie viventi. Nella Grecia classica gli schiavi perdevano ogni diritto, incluo il proprio nome, che veniva sostituito arbitrariamente dal padrone, mentre nella Roma imperiale il nome gentilizio veniva conservato anche una volta ottenuta la libertà. La comparsa di un linguaggio scritto presso le civiltà mesopotamiche è indicata come data di fine della preistoria. Sul piano clinico La capacità di parola è indice del corretto sviluppo psicofisico di un bambino mentre le alterazioni o la perdita della produzione e comprensione linguistica scritta o orale sono elementi diagnostici indiscussi di un ampio ventaglio nosografico.
Nella prospettiva psicoanalitica il dominio della coscienza corrisponde al dominio del "raccontabile". Tutto ciò che, a causa del forte valore emozionale, non riesce a trovare sfogo attraverso la parola diviene oggetto di dissociazione, quindi diviene un complesso inconscio. Riallacciare i ponti con il rimosso, accompagnare la coscienza verso i luoghi inesplorati della psiche rendendoli nominabili, dare loro un nome e raccontarli, ristabilire il dominio sull'inconscio, questo è il potere terapeutico della parola.
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Danilo RizziPsicoterapeuta, scrittore Archivi
June 2022
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